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lunedì 10 giugno 2013

Il Mondo delle Cose. Per una critica degli artefatti

Gli oggetti ci parlano. Come le nazioni e i popoli, gli oggetti hanno una storia. E la storia degli oggetti è spesso trasversale alla storia delle nazioni e a quella dei popoli. 

Ogni cultura crea i suoi artefatti, non solo opere d'arte ma oggetti di uso comune. Non solo nuovi artefatti, ma famiglie intere di dispositivi che sembrano evolvere come se fossero parte di una specie vivente. Automobili, macchine fotografiche, computer. Non sono forse ormai parte della nostra storia naturale? Le tecnologie obsolete come le pellicole delle macchine fotografiche analogiche, le musicassette, le macchine da scrivere non sono come fossili del nostro immaginario post-moderno? Una delle migliori metafore di Marshall McLuhan a proposito dice:
"sul piano fisiologico, l’uomo è perpetuamente modificato dall’uso normale della tecnologia (o del proprio corpo variamente esteso) e trova a sua volta modi sempre nuovi per modificarla. Diventa insomma, per così dire, l’organo sessuale del mondo della macchina, come lo è l’ape per il mondo vegetale: gli permette il processo fecondativo e l’evoluzione di nuove forme."
Gli artefatti sono di molteplici tipologie. Essi fanno parte del cosiddetto "mondo delle cose", che, in quanto creato dall'uomo, si distingue in realtà dal mondo naturale. Mentre, infatti, quest'ultimo è segnato dalla necessità e da un certo determinismo dovuto a fisica, chimica e biologia, il primo, il mondo delle cose, è caratterizzato, dalla possibilità, ovvero dalla meravigliosa indeterminatezza dei fatti umani.


La facoltà umana più interessante è la capacità di creare nuove tipologie di artefatti. L'uomo, infatti, ha sempre creato nella sua storia oggetti capaci di integrarsi nelle pratiche di vita già esistenti. Dalla seconda guerra mondiale in poi, inoltre, gli oggetti prodotti dall'uomo si sono moltiplicati su immensa scala, coprendo l'intero globo di dispositivi alimentati dal sistema elettrico.

Insieme a questo processo di evoluzione tecnologica è avvenuta una continua modificazione dei sistemi simboliciOsservare come i vari artefatti, i loro sistemi e le loro interazioni producono ambienti e situazioni relazionali inedite in una comunità, può mostrare qualcosa di nuovo rispetto a quello che si sapeva già. Gli artefatti vanno criticati. Gli artefatti ci parlano, bisogna ascoltare il loro discorso. Ascoltare il discorso della tecnica e della tecnologia.


Il mondo formato dall'uomo e dalle sue protesi tecnologiche, fino ad arrivare alla mega-macchina teorizzata da Mumford, ha creato un suo proprio sistema simbolico, che si scontra con i sistemi simbolici che abbiamo ereditato dalle culture passate. L'epoca industriale della tecnica e della riproduzione seriale ha scavato nell'immaginario, creando delle culture e pratiche condivise che hanno come riscritto il sistema operativo dell'umanità.


Il futuro ci parla. Il futuro è già tra noi, ma non è equamente distribuito, per dirla con William Gibson. Il mondo ci parla, sotto la sua nuova forma dell'ubiquità delle reti informative. E le reti informative non sono solo semplici artefatti, ma complesse ecologie cognitive artificiali. 


La storia degli artefatti che una società produce è una storia affascinante, che ci aiuta a capire  non solo la nostra tecnologia, ma anche e soprattutto il nostro immaginario, la nostra cultura, i nostri sogni e desideri.

Carlo Peroni
@freakycharlie

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