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martedì 23 luglio 2013

Una questione di supporti. A proposito di cartaceo e digitale

L'altro pomeriggio non avevo molto da fare (o meglio, avevo da fare ma sono essenzialmente pigro e procrastinatore) così riflettevo sulla spinosa questione eBook/cartaceo. Pur essendo di mio abbastanza "integrato" e favorevole all'innovazione (di solito a prescindere), negli ultimi tempi ho maturato la convinzione che il buon vecchio libro stampato non sia, in tutto e per tutto, sostituibile con la sua controparte digitale.

1. I supporti non sono neutrali


Mi spiego attraverso due considerazioni: 
  • testi digitali e testi cartacei svolgono funzioni differenti, anche se in parte sovrapponibili;
  • il classico libro stampato sta attraversando una ridefinizione del suo ruolo all'interno di una ecologia dei supporti culturali che è venuta facendosi via via più complessa.

Anche se il mercato degli ebook su suolo italiano è ancora in piccole percentuali, ma in costante crescita, il punto è che la parola stampata su carta sta assumendo un ruolo diverso ed è spinta a questo proprio perché "insidiata" dai contenuti free del Web. Con l'avvento della parola su schermo, non ha più senso, molto banalmente, stampare tutto e da ciò ne è seguita la crisi dell'editoria (soprattutto per quanto riguarda giornali e riviste).

Prima ancora dell'inchiostro elettronico e del formato ePub (che è poi figlio dell'HTML), c'erano gli lcd dei laptop ma soprattutto, adesso, ci sono gli schermi interattivi degli smartphone e dei tablet. Internet, sostituendo i quotidiani, ha rilevato queste due categorie giornalistiche: 
  1. notizie/informazioni, ovvero la funzione oggettiva di rendere noti i fatti all'opinione pubblica; 
  2. blogging/opinione/reportage, ovvero la funzione soggettiva di commento in relazione ai fatti, per farli assimilare dall'opinione pubblica.

I prodotti che comprendono il racconto di finzione e la saggistica per ora sembrano aver resistito alla completa digitalizzazione, poiché i loro schemi sono ancora tipicamente cartacei e, quando li troviamo in digitale, sono spesso delle semplici traduzioni di supporto e non format nativi.

2. La parola stampata è l'unico posto dove le informazioni stanno ferme


I generi - i format - sono già cambiati e prima la funzione che era propria della parola stampata, per quando riguardo gli ambiti di news e opinione, è già stata trasferita al web alle app. Tutto questo ha anche conseguenze positive nel senso che la funzione della parola stampata si è come liberata da un certo dovere di coprire adeguatamente l'attualità fugace del presente immediato. Esattamente come quando la fotografia ha liberato la pittura dalla sua funzione di rappresentazione realistica.

Tutto questo ha stimolato il dibattito riguardo al ruolo dell’informazione nella società contemporanea e la velocità attraverso cui viene gestita. Eppure in questo contesto in continuo mutamento in cui l’informazione si muove alla velocità della luce per tutto il globo, spesso ci si dimentica che il libro stampato è appunto l’unico posto dove la parola si ferma e le informazioni si cristallizzano per essere più facilmente interpretate. In questo processo di accelerazione, il mondo della cultura e quello dell’intrattenimento sono profondamente cambiati. E di conseguenza è cambiato anche il mondo dell’editoria. Non bisogna però dimenticare che il format del quotidiano cartaceo e la sua capacità di coprire l'attualità creando, di fatto, un'opinione pubblica è stato reso possibile da un'altra rivoluzione nel mondo dei mezzi di comunicazione: quella del telegrafo e della sua capacità di trasmettere messaggi e notizie a una nuova scala di velocità. 

3. Libri ed editori


Anche oggi un testo viene pensato, da chi lo scrive, per il suo supporto. Ogni scrittura ha un suo format, una sua destinazione che ne influenza lo schema e lo stile. Ma scrivere un libro sapendo che sarà soltanto digitale permette paradossalmente una maggiore libertà rispetto alla "rigidità" del testo stampato.

Il mondo dell’editoria è un mondo complicato. La differenza la fanno editori ed editor. Questi sono i ruoli fondamentali di una casa editrice. L’editore, quello vero, è uno strano personaggio che compie delle complicate acrobazie per rimanere in equilibrio, come sospeso, tra il mondo della cultura e quello del prodotto commerciale di intrattenimento. Di fondamentale importanza poi è il lavoro svolto dall’editor, che rivede il testo insieme all’autore per trovare i punti deboli e dare al tutto una degna proporzione di insieme.

La scelta di un testo da parte dell'editore e la revisione dell'editor sono i due servizi che permettono a un libro di uscire degnamente sul mercato. Ci sono ottimi esempi nel caso delle autopubblicazioni, ma sono ancora eccezioni. Sono convinto, infatti, che nel campo degli ebook il meglio debba ancora venire. Siamo ancora nella fase in cui nel nuovo media vengono tradotti i contenuti che stavano in quello precedente. E il meccanismo del manoscritto-editor-libro pubblicato è un modello che viene dal cartaceo.

L’editore, oggi, non può competere nella guerra della velocità, ma deve concentrarsi sul valore dei testi. In un mondo dove chiunque, se ne ha tempo e voglia, ha la possibilità di produrre e vendere il suo romanzo attraverso i canali digitali, il ruolo dell’editore è quello di selezionare e, ancora, selezionare.

Il processo che porta dalla scrittura alla pubblicazione di un romanzo o un saggio è spesso un percorso dai tempi decisamente lunghi rispetto alla velocità cui ci si riferiva poco sopra. L’editore deve essere visto dunque come colui che rallenta il flusso informativo, selezionando le opere che hanno le caratteristiche di essere pubblicate

Le occasioni per leggere di sicuro non sono diminuite ma, anzi, si sono moltiplicate da quando l’accessibilità offerta dal Web ha permesso agli utenti di costruire dei percorsi di lettura personalizzati attraverso blog e social network. Cartaceo e digitale non sono in contraddizione, ma semplicemente le due facce di una stessa medaglia.

Carlo Peroni

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