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mercoledì 30 gennaio 2013

Consumatori, consumisti e consumati

In un mondo dove più o meno chiunque viene targetizzato dalle più svariate ricerche di mercato, a tutti noi piacerebbe essere definiti come persone uniche. Da un punto di vista, per così dire, esistenziale, siamo persone uniche, entità singolari degne di una propria ed esclusiva valenza ontologica. Ma l’ontologia è una disciplina complicata, i cui esponenti hanno assunto l’esistenza di diversi tipi di entità, con criteri di volta in volta più rigorosi. Cosa esiste, dunque? Oggetti concreti? Tavoli e sedie? Gli elementi chimici? Gli atomi e le forze? E i numeri, le proprietà, le idee? Per non dire di persone singole, banche, nazioni e corporation, la cui esistenza, accettata con buona pace di ogni essere senziente, viene messa in dubbio dall’ontologo diligente.
Gli ontologi di solito scelgono una delle precedenti categorie e la caratterizzano come tipologia di entità per loro teoria. Ma per non fare come quel simpaticone che scrisse un paper dall’inequivocabile e provocatorio titolo I Do Not Exist, in cui ammetteva l’esistenza di atomi e forze, ma non degli oggetti formati da essi, dovremmo accettare la realtà per come ci viene concessa intersoggetivamente.

La filosofia è un mondo bizzarro, ma se volete un’idea della questione leggetevi pure La Costruzione della Realtà Sociale di John Searle, che cerca di dare una versione della storia senza violentare le assunzioni del senso comune post-capitalista. Io il libro ve lo spoilero un po’, tanto è del ‘95 e poi non è un romanzo: Searle ammette l’esistenza delle persone e degli oggetti sociali, come gli stati e le nazioni! Il punto non è l’affermazione, ma la teoria che ci sta dietro, che è considerata una delle ultime cose grosse successe in filosofia (come potete immaginare la filosofia non è la più emozionante delle discipline accademiche), il punto è che la filosofia è riuscita a giustificare, tutti quei fenomeni che Searle chima appunto, realtà sociale, quell’assurda dimensione che ospita i fatti umani.
Le persone esistono! Sì ma come esistono? In quanto che cosa? Per la Repubblica Italiana voi siete cittadini, per il vostro dentista esistete in quanto possedete una cavità orale e un portafogli, per Facebook siete utenti a cui rubare più dati possibile. Il vostro piano di esistenza non è univoco. Nel sistema dei media digitali, esistete in quanto stringhe alfanumeriche possono essere correlate alla vostra persona fisica: vi definiscono, di solito, uno username e una password.

Una volta si era cittadini di una nazione, e sembrava che i nostri diritti e doveri fossero definiti dal fatto di essere parte di quel corpo sociale. La cosa, in un certo senso, ci dava delle garanzie. Oggi la realtà sociale che abitiamo ci definisce come consumatori. In quanto persone, se vi va bene, sarete preda di un sistema commerciale che vi induce i peggio bisogni; se vi va male, sarete preda di qualche religione più o meno rispettabile che vi farà vergognare di quei peggio bisogni. Se vi andrà ancora peggio, ovvero se siete donne, negri o storpi, dovrete invece gridare al miracolo quando occasionalmente qualcuno non vi tratta come una pezza da culo. Siccome non siamo solo tubi digerenti, alla fine siamo pure utenti del sistema dei media, nodi di un più vasto grafo sociale. Ma i grafi sociali funzionano perchè a certe aziende voi altri interessate come consumatori. Consumatori non solo di beni materiali, ma anche di informazioni e servizi. Queste aziende si interessano ai vostri gusti e alle vostre inclinazioni sicuramente più di quanto se ne interessi il vostro partner.

In una nuova teoria si potrebbe dire che esistono le multinazionali e che esistono le persone, che le multinazionali servono a dividere le persone in target di consumo e che le persone funzionano come materia prima per la sopravvivenza delle multinazionali. Una volta provavo sospetto per questo stato di cose, ora ho capito che mi conviene accettarlo come semplice dato di fatto, e partire da lì. A tutti gli effetti viviamo in un mondo dove i diritti umani universali vengono ignorati, quando va bene, o ferocemente calpestati. Se le vostre coordinate di riferimento sono andate a farsi fottere, compratevi un iphone e mettetevi a cazzeggiare con la geolocalizzazione. Il consumismo vi salverà. Lo stato di consumatore è l’unico motivo per cui la società non si è ancora sbarazzata di voi, anche se siete donne, negri o storpi.

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